ASSOPANNELLI
Associazione nazionale dei fabbricanti di pannelli e semilavorati in legno
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  • Aggiornata mappatura delle piantagioni di pioppo della pianura padano-veneta

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    10 dicembre 2018
  • Sviluppo di un sistema di monitoraggio annuale del settore forestale e pioppicolo (MONIPOPLAR).

    14 novembre 2018
  • Libro bianco sulla pioppicoltura in Italia

    12 giugno 2012
  • La Pioppicoltura Italiana

  • Pioppicoltura e ... Biomassa

  • Pioppicoltura e ... Ambiente

  • Mercati di Utilizzazione del Pioppo

  • Problemi legati alla Pioppicoltura Tradizionale

  • Proposte di rafforzamento della pioppicoltura: quali soluzioni?

    Proposte di rafforzamento della pioppicoltura: quali soluzioni?

    1. Favorire un rafforzamento della pioppicoltura tradizionale

    La pioppicoltura rappresenta in Italia uno dei pochi casi di integrazione tra attività industriale, attività forestale (legno e sink di carbonio) e attività agricola. Le attuali politiche di diminuzione dei sostegni ai mercati da parte della PAC, combinate con lo sviluppo delle politiche rurali, possono aprire una prospettiva favorevole per reindirizzare le aziende agricole verso un'espansione della pioppicoltura. Ad es. ampie superfici agricole finora destinate a bietola, tabacco e cereali, attualmente in fase di riconversione per la grave crisi che interessa anche questi comparti, potrebbero essere vantaggiosamente e facilmente destinate alla pioppicoltura, con evidenti possibilità di ripresa per tutta la filiera.
    Tale orientamento, che troverebbe una immediata rispondenza economica nell'industria, in parte integrata verticalmente con investimenti diretti in pioppicoltura o attraverso contratti con i pioppicoltori, potrebbe ampliare le opzioni delle politiche agricole. 
    Peraltro raddoppiare l'attuale superficie pioppicola (ritorno alla superficie del 1980) sarebbe auspicabile anche per gli evidenti benefici ambientali. Infatti oltre alla produzioni di tronchi di qualità per soddisfare le esigenze dell'industria dei compensati e segati, va considera la possibilità di recupero del 30-35% di assortimenti legnosi meno pregiati (ceppaie e ramaglie), attualmente lasciati in campo per i costi di raccolta, con il rischio di accentuare le problematiche di tipo fitosanitario. Così  potrebbero essere recuperati svariati metri cubi di legname da destinare alle centrali di produzione energetica alternativa.
    Date le citate capacità del pioppo di produrre frazioni di biomassa e residui ad uso multiplo (riciclo ed energia), tale orientamento sarebbe coerente anche con un crescente ruolo del sistema agricolo nel mercato della biomassa per energia.
    Questi aspetti più strettamente ambientali vanno considerati anche nella possibilità realistica di attuare una pioppicoltura ecologicamente disciplinata (certificazione forestale della pioppicoltura). Peraltro la pioppicoltura classica non ha mai determinato problematiche di impatto ambientale, favorendo altresì il mantenimento di buoni livelli di biodiversità rispetto alle altre colture agrarie. Non meno importante risulta il contributo in termini di assorbimento della CO2 (quasi 1 milione di tonnellate all'anno per superfici di 50-60.000 ettari) da parte delle piantagioni di pioppo che possono certamente contribuire al conseguimento degli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto. 

    2. Favorire le short rotation forestry da affiancare (e non soppiantare) alla pioppicoltura tradizionale. 

    Forte è il pericolo che le SRF facciano concorrenza alla pioppicoltura tradizionale, determinando così una perdita complessiva di materia prima sia per le industrie di lavorazione sia per l'energia. In termini di biomassa per energia, nel ciclo integrato pioppicoltura-industria si generano residui di legno che sono (sia per quantità che per qualità)  vantaggiosi rispetto alla SRF. Lo sviluppo delle SRF non deve quindi andare a discapito e svantaggio di una pioppicoltura tradizionale, ma deve affiancarla, diventando una nuova opzione per gli agricoltori rispetto alle usuali colture agricolo-alimentari.