Progettare il Progettista – Rivedere le stelle

La luce tra etica, scienza e responsabilità collettiva

Progettare il Progettista – Rivedere le stelle

Il 2 ottobre 2025 si è svolta la seconda tappa della tredicesima edizione di Progettare il Progettista, evento annuale di APIL dedicato ai temi caldi del lighting design. L’incontro, intitolato “Rivedere le stelle”, si è tenuto presso la sede ESA–ESRIN di Frascati, con il supporto di Cariboni Group, ponendo al centro il tema dell’inquinamento luminoso e la ricerca di un equilibrio tra benessere umano, tutela della natura e uso consapevole della tecnologia.

Hanno preso parte all’evento Chiara Carucci (lighting designer, titolare di Noctua), Mario Di Sora (avvocato, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Campo Catino), Leonardo Ancillotto (zoologo) e Luca Manzocchi (architetto paesaggista, partner dello studio Parc Nouveau). Ha moderato l’incontro la giornalista Sara Fornaro.

convegno

Luce, responsabilità e futuro

Ad aprire i lavori, la presidente di APIL Bianca Tresoldi, che ha ricordato come oggi il progetto della luce non sia più un gesto estetico, ma un atto di responsabilità ambientale e sociale. A seguire, l’ingegnere Roberto Franciosi, direttore ESA–ESRIN, ha tracciato un parallelo fra la missione dell’Agenzia Spaziale Europea – “l’uso pacifico dello spazio a beneficio dell’umanità” – e l’obiettivo del lighting design contemporaneo: migliorare la qualità della vita attraverso la conoscenza e l’uso consapevole della tecnologia.

Progettare dal buio

Il primo intervento tecnico, curato da Chiara Carucci (studio Noctua), ha ribaltato la prospettiva tradizionale: non progettare contro il buio, ma dal buio. L’inquinamento luminoso, ha spiegato, non è solo astronomico ma ecologico. La luce artificiale notturna (ALAN) causa un danno stimato in 26 miliardi di euro l’anno ai servizi ecosistemici, alterando cicli biologici, ritmi migratori, impollinazione e fioriture. Carucci ha mostrato come gli spettri rossi o ambra, spesso considerati più rispettosi per la fauna, possano in realtà disorientare alcune specie animali, come insetti bioluminescenti e uccelli migratori. Non esiste una temperatura di colore, o meglio una composizione spettrale, capace di eliminare ogni impatto sugli habitat: ogni lunghezza d’onda produce effetti specifici. Da qui l’invito a una progettazione fondata sulla ricerca scientifica, la multidisciplinarità e la collaborazione con ecologi e tecnici ambientali. “Il buio – ha ricordato – è una risorsa naturale da tutelare, non un vuoto da riempire”.

Ombre e comfort nel paesaggio

Luca Manzocchi, architetto paesaggista (studio Parc Nouveau), ha affrontato il tema dal punto di vista spaziale ed emotivo: luce e ombra come materiali del progetto. L’ombra regola il ritmo del tempo, genera comfort e orientamento. Nei paesaggi urbani come in quelli naturali, la sicurezza non deriva dalla quantità di luce, ma dalla leggibilità e coerenza dello spazio. Citando il Pantheon di Roma e il gioco dei raggi solari nella sua cupola, Manzocchi ha mostrato come la luce possa creare teatralità e appartenenza, restituendo allo spazio pubblico la dimensione domestica che lo rende vissuto e curato.

foto di gruppo esa apil

Il cielo come bene comune

Il testimone è poi passato a Mario Di Sora, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Campo Catino e figura storica della tutela del cielo notturno in Italia. Con rigore giuridico e passione divulgativa, Di Sora ha ricordato come l’Italia sia stata tra i primi Paesi al mondo ad adottare leggi regionali contro l’inquinamento luminoso – a partire dal Lazio nel 2000 – ma come queste norme siano oggi frammentarie e spesso disattese. “La luce non va demonizzata, va governata,” ha ribadito, spiegando che l’avvento del LED, se da un lato ha ridotto i consumi, dall’altro ha aumentato il rischio di dispersione verso il cielo a causa della componente blu e della mancanza di controllo dell’emissione. Ha invocato un aggiornamento normativo che riconosca il cielo notturno come bene comune e patrimonio culturale, al pari dell’acqua e dell’aria. “Stiamo perdendo le stelle – ha ammonito – e con esse la nostra memoria collettiva”.

Fauna e biodiversità notturna

A chiudere il panel, lo zoologo Leonardo Ancillotto ha portato la voce della scienza ecologica. I suoi studi sui chirotteri condotti in parchi e aree protette italiane mostrano come l’illuminazione artificiale riduca fino al 50% l’attività dei pipistrelli e alteri profondamente la rete alimentare notturna. Tra le soluzioni proposte: spegnimenti programmati, uso di spettri caldi a intensità minima, controllo della direzionalità e infrastrutture dell’oscurità – veri corridoi ecologici per la fauna. Ancillotto ha ricordato che proteggere la biodiversità notturna significa anche educare al paesaggio e alla cultura: “Senza il buio, perdiamo non solo specie, ma sensibilità: la capacità di percepire la notte come parte della nostra esperienza del mondo.”

Regia della luce

Il convegno si è chiuso con l’invito di APIL a costruire una “regia della luce” condivisa tra progettisti, istituzioni e aziende. L’obiettivo: una cultura della luce capace di unire efficienza, bellezza e sostenibilità, restituendo valore all’oscurità. Nella sede dell’ESA (European Space Agency), dove ogni giorno si osserva la Terra dall’alto, l’incontro ha ricordato che il nostro primo cielo da proteggere è proprio quello sopra di noi. Rivedere le stelle, oggi, significa progettare consapevolmente la luce per restituire valore al buio e alla biodiversità: un atto tecnico, etico e culturale insieme.

 

Vuoi ricevere le presentazioni dell'incontro? Scrivi a apil@federlegnoarredo.it

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Frascati

02.10.25

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APIL
Ambiente e circolarità