I CAM (criteri ambientali minimi) arredi sono uno degli strumenti di un'ampia strategia che il nostro Ministero dell'Ambiente sta portando avanti da tempo. Come previsto dal Codice Appalti e dal suo correttivo pubblicato in Gazzetta il (D.Lgs. 19 aprile 2017, n. 56), i criteri ambientali minimi per gli acquisti pubblici di arredi, stabiliti dal DM 11/01/2017, devono infatti essere integrati obbligatoriamente nelle specifiche di ogni gara d'appalto pubblica, dallo scorso Aprile 2017.
Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha deciso di diffondere, tramite l'applicazione sistematica ed omogenea dei criteri, le tecnologie ambientali e i prodotti ambientalmente preferibili, producendo un effetto leva sul mercato, tale da indurre gli operatori economici meno virtuosi ad adeguarsi alle nuove richieste della pubblica amministrazione.
Questi obblighi garantiscono che la politica nazionale in materia di appalti pubblici verdi sia incisiva, non solo nell’obiettivo di ridurre gli impatti ambientali, ma nell’obiettivo di promuovere modelli di produzione e consumo più sostenibili, “circolari “ e nel diffondere l’occupazione “verde”.
Tali obiettivi sono certamente condivisibili, tuttavia, a giudizio delle aziende produttrici di arredi per ufficio e dell'associazione di categoria che le rappresenta, le modalità ed i tempi con i quali si è cercato di perseguirli non sono stati idonei, in quanto hanno trascurato la realtà effettiva.
Nonostante la versione attuale dei CAM sia la revisione di criteri preesistenti, pubblicati già nel 2011 (quindi conosciuti dagli operatori del settore), e sebbene il processo di sviluppo dei nuovi criteri abbia tentato di coinvolgere le parti interessate, l'entrata in vigore dell'obbligo nel 100% degli acquisiti pubblici ha trovato il settore della produzione di arredi per ufficio non adeguatamente preparato.
Diversi criteri hanno imposto requisiti che, al momento dell'entrata in vigore dell'obbligo, non trovavano riscontro in nessun prodotto al momento presente sul mercato. Come è noto, il settore è composto quasi esclusivamente da piccole e medie imprese, la cui attività consiste prevalentemente nella lavorazione e nell'assemblaggio di semilavorati e componenti acquistati da aziende terze.
Le caratteristiche richieste dai CAM hanno quindi reso necessaria un’intensa attività di selezione di nuovi fornitori con caratteristiche idonee, attività non sempre semplice, considerando le piccole dimensioni delle aziende coinvolte ed il loro spesso limitato potere contrattuale nei confronti dei sub-fornitori. In più, per alcuni dei requisiti non è stato nemmeno sufficiente cambiare fornitori, poiché la combinazione dei requisiti imposti dai CAM ha richiesto lo sviluppo di componenti e materiali completamente nuovi.
Un esempio è costituito dalle vernici. Secondo i CAM infatti avrebbero dovuto avere un contenuto di solventi organici molto basso, ma al tempo stesso permettere di ottenere elevate prestazioni di resistenza e durata delle superfici nel prodotto finito, impossibili da ottenere da vernici senza solventi.
Sarebbe probabilmente stato opportuno prevedere un processo di introduzione graduale dei criteri, tale da portare il settore al risultato finale atteso per passi successivi, così come, ad esempio, è accaduto con i severi limiti di emissione di formaldeide dai pannelli a base di legno imposti in California e negli Stati Uniti dal CARB. Il regolamento americano ha previsto due fasi successive con limiti di accettazione progressivi e con chiare date di entrata in vigore, preannunciate agli operatori con anni di anticipo.
Questi motivi hanno fortemente contribuito a far sì che le prime gare di appalto per la fornitura di arredi per ufficio di rilevanza nazionale che hanno incluso i CAM, ad esempio la Gara Consip arredi 7, si siano chiuse senza alcuna offerta o con un numero di partecipanti estremamente limitato.
Oltre ai problemi evidenziati sopra, anche la genericità che in alcuni casi caratterizza le indicazioni fornite dagli stessi CAM sulla documentazione necessaria a comprovare il soddisfacimento dei requisiti (ad esempio: non sempre sono citate precise norme tecniche di riferimento) ha sicuramente contribuito a disorientare il settore, incerto, prima di effettuare investimenti, sulla strada da prendere.
Un dialogo efficace e costruttivo tra Assufficio, i laboratori di settore ed il Ministero dell'Ambiente, ha permesso di pubblicare sul sito web del MATTM una serie di chiarimenti che hanno reso il margine di interpretazione dei criteri meno ampio. Ci auguriamo che questo dialogo possa proseguire, nel comune intento di raggiugere gli obiettivi fissati dal MATTM. Si tratta del resto di un percorso che, in termini generali e superati i singoli ostacoli, ha come effetto collaterale positivo quello di portare le aziende italiane a migliorare il loro grado di competitività sui mercati internazionali in un momento in cui le caratteristiche di sostenibilità ambientale dei prodotti costituiscono ovunque uno dei principali criteri di valutazione dei prodotti.