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  • Il parlamento europeo dice sì al MADE IN

    16 aprile 2014

    Il parlamento europeo dice sì al MADE IN

    16 aprile 2014

    Il 15 aprile 2014 era una data molto attesa. E da Strasburgo sono arrivate buone notizie: l’indicazione obbligatoria sull’origine dei prodotti di consumo non alimentari, per la quale l’Italia si batte da anni, è passata in plenaria, in prima lettura, con 485 voti favorevoli, 130 contrari e 27 astenuti. Un passo importante per la battaglia politica sul “Made In”, che permetterebbe di combattere efficacemente la contraffazione, tenendo conto che per paese d’origine si intende quello in cui è avvenuta «l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale, economicamente giustificata». 
    Il voto conferma la posizione del Parlamento europeo, che sulla questione si era già espresso positivamente a più riprese in passato. “Finalmente i consumatori europei potranno contare su una maggiore trasparenza” ha dichiarato il  Vice-Presidente della Commissione europea e Commissario per l’Industria e l’Imprenditoria Antonio Tajani. “Le imprese potranno fare affidamento su regole uguali per tutti all'interno del mercato unico. A salvaguardia di una concorrenza leale e, in ultimo ma non per questo meno importante, a sostegno della lotta alla contraffazione”.
    Il voto è stato incerto fino all'ultimo, a causa della forte pressione del governo tedesco, fiero oppositore della misura appena approvata, che ha tentato fino alla fine di convincere i deputati tedeschi di tutti gli schieramenti a votare contro. A favore dell’emendamento “ammazza-made in” (poi respinto) era sceso in campo anche il vicepremier tedesco, il socialdemocratico Signar Gabriel, con chiamate ai suoi deputati per assicurarsi il sostegno. Un atteggiamento denunciato in aula dalla connazionale, compagna di partito e coordinatrice S&D sul provvedimento, Evelyne Gebhardt. Fondamentale è stato l’impegno degli eurodeputati italiani: da Raffaele Baldassarre (PPE) a Lara Comi (FI), Licia Ronzulli (PPE), Patrizia Toia (S&D), Sergio Coffertai (S&D), Cristiana Muscardini (ECR).
    Ora occorre  consolidare una posizione politica in vista della ripresa del negoziato con il Consiglio da parte dell’Eurocamera che uscirà della elezioni del 25 maggio. È necessario superare il blocco della Germania e dei Paesi del Nord Europa. La Polonia è neutrale, e potrebbe fare la differenza.

    «Desidero ringraziare l’On. Tajani e gli europarlamentari per l’impegno profuso e il risultato raggiunto» afferma Snaidero. «La nostra federazione si è impegnata sin dalle prime battute del dibattito, affinché si arrivasse alla creazione di uno strumento legislativo in grado di tutelare finalmente le aziende italiane. Ora auspichiamo un accordo politico anche in Consiglio, certi dell'impegno e della determinazione che il Governo metterà  in campo su questo dossier così cruciale per il Sistema Italia». Si stima che il volume d’affari dei contraffattori e copiatori di design e arredamento Made in Italy sia pari a 5 miliardi nel 2013, 1,4 miliardi in Italia e 3,6 all’estero. E tutelare qualità ed eccellenza non significa privilegiare alcuni settori industriali, ma difendere la nostra economia reale, i territori, i distretti, le reti d’impresa, le filiere produttive globali.
    L’obbligo di indicare l’origine delle merci provenienti da Paesi terzi è fondamentale, per la valorizzazione dell’alta qualità della produzione manifatturiera italiana. Secondo Snaidero, rappresenta «un’arma in più per le imprese nella lotta alla contraffazione e nella trasparenza sul mercato, assicura piena reciprocità con partner commerciali quali Stati Uniti e Cina, tutela i consumatori sul fronte della salute e della sicurezza».

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