L’introduzione da parte di alcuni Stati membri, tra cui la Germania, di requisiti nazionali aggiuntivi per i prodotti da costruzione è stata censurata dal Commissario europeo al Mercato Interno, Thierry Breton, confermando il caso di concorrenza sleale nel mercato unico che penalizza l’Italia e nello specifico il settore legno-arredo. La questione era già stata sollevata a metà del 2019 dal presidente dell’European Panel Federation (EPF), l’organizzazione europea di rappresentanza dei produttori di pannelli, Paolo Fantoni: “Che la Germania avesse violato il rispetto delle regole del diritto comunitario abbassando unilateralmente i valori massimi di formaldeide necessari affinché pannelli in legno e suoi derivati provenienti da altri Paese europei potessero varcare i confini tedeschi, era cosa a noi nota da oltre un anno, cioè da quando abbiamo intrapreso la nostra battaglia contro una presa di posizione tedesca che ha stracciato le regole del mercato unico e le norme da esso disciplinate a discapito delle nostre aziende”.
Un gruppo di aziende produttrici di pannelli ha poi promosso una causa contro la Germania contestando in particolare la modifica unilaterale delle condizioni. La Germania aveva annunciato queste modifiche già nel 2018, ma solo con l'entrata in vigore di queste norme, il primo gennaio del 2020, produttori sono potuti intervenire legalmente. I legali delle imprese hanno impugnato la norma tedesca che a cascata coinvolge tutta la filiera industriale compresa quella delle produzione di mobili e cucine. “Prima non potevamo fare azioni legali, adesso sì” spiega Fantoni. ”Abbiamo capito da Bruxelles che la Germania, invece di mettere i dazi come fa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui prodotti, cerca di proteggere la propria industria attraverso standard o prescrizioni che non sono così visibili o chiari come è un dazio, ma che alla fine come barriera d’ingresso hanno lo stesso effetto”.
A essere contestata in particolare è la modifica unilaterale delle condizioni perché rendono non valida la marcatura CE: la regola europea prevede che un prodotto con questo marchio debba poter circolare liberamente in tutti i mercati dell’Unione. La Germania aveva invece modificato da sola, rendendoli più stringenti, i limiti di emissione di formaldeide previsti dalle norme per la certificazione CE rendendo di conseguenza fuorilegge tutti quei prodotti che non rispettano gli standard tedeschi, anche quelli con marcatura europea.
Intanto il commissario europeo al mercato interno Thierry Breton ha dichiarato che la Germania ha deliberatamente violato il diritto comunitario ed è quindi passibile della procedura di infrazione. Si tratta di una forte presa di posizione che fa ben sperare affinché sia riportato equilibrio all'interno del mercato unico europeo.
“Non siamo certo contro la salvaguardia dell’ambiente e della salute – precisa Fantoni - Ma se passa il principio che ogni Stato da solo può violare le regole europee e varare propri standard che non rispettano le norme comuni, allora i prodotti non sono più liberi di circolare e il mercato unico non esiste più. Siamo soddisfatti che il pressing esercitato sulle istituzioni europee abbia portato a questo risultato. Continueremo nelle sedi istituzionali e legali a difendere chi produce pannelli e suoi derivanti attenendosi a regole uniformi stabilite dall'Europa, senza ricorrere a una vera e propria concorrenza sleale”.