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    Evento in Parlamento UE sul Made In, l’appello di parlamentari e industria a trovare una soluzione settoriale condivisa

    18 settembre 2015

    Mercoledì 16 settembre si è tenuto, presso il Parlamento europeo, il workshop “Product safety, traceability and origin - The Made-in marking of origin for enhanced consumer information and European business competitiveness”, organizzato dal Gruppo politico S&D in Commissione parlamentare IMCO (Mercato interno e protezione dei consumatori).  L’evento si è focalizzato sulla proposta di Regolamento sulla sicurezza dei prodotti di consumo, e in particolare sull’unica questione del dossier rimasta aperta, ossia l’etichettatura di origine obbligatoria per le merci non alimentari in circolazione nell’Ue (art 7). 

    Il Presidente del Gruppo S&D, l’On. Gianni Pittella, ha introdotto i lavori affermando che è prioritario trovare una soluzione positiva e condivisa sulla sicurezza e l’indicazione di origine dei prodotti. Ha ricordato che la relazione, dell’On. Christel Schaldemose (S&D, Danimarca), sulla proposta di Regolamento sulla sicurezza dei prodotti di consumo, è stata votata in Parlamento nell’aprile 2014 con il sostegno di tutti i gruppi politici, e che il dossier è ora bloccato in Consiglio a causa dell’incapacità di trovare una soluzione condivisa sul Made in.
    L’On. Pittella ha poi evidenziato il senso dell’evento, ossia quello di riaccendere i riflettori sulla questione, facendo intervenire sia gli attori istituzionali, sia un gruppo di esperti che rappresentano l’industria, le associazioni e i lavoratori, con l’obiettivo finale di adottare una legislazione adeguata ed efficace. 
    Pittella ha posto l’accento sull’opposizione intransigente di alcuni Stati membri, nonostante il fatto che i costi di adeguamento della produzione per la gran parte delle imprese europee sarebbero decisamente ridotti,  a maggior ragione se comparati con i  vantaggi competitivi che ne deriverebbero.

    Dall’altro canto, la Commissaria per la Giustizia, i Consumatori e la Parità di genere, Vera Jourova, ha affermato di essere a favore di una normativa forte per la sicurezza e la tracciabilità dei prodotti, ricordando anche come secondo gli studi condotti dalla Commissione, per cinque settori - ceramica, calzature, tessile, legnoarredo e oreficeria - il Made in arrecherebbe dei vantaggi.  La Commissaria ha fatto infine sapere che continuerà a confrontarsi con i  Vice Presidenti della Commissione, Frans Timmermans e Jyrki Katainen, e con la Commissaria per il mercato interno, l'industria, l'imprenditoria e le piccole e medie imprese, Elżbieta Bieńkowska,  per cercare una soluzione condivisa da Parlamento e Consiglio  su un tema cosi cruciale quale è la sicurezza dei prodotti. 

    Ha infine preso parola, tra gli altri rappresentanti dell’industria, Markus Wiesner, Presidente della European Furniture Industries Confederation (EFIC), ricordando che il settore dell’arredamento è uno dei settori che grazie al Made in registrerebbe più benefici rispetto ai costi. Wiesner ha inoltre rimarcato come nel settore del mobile si registra piena unità a livello europeo, dal momento che tutte le Federazioni nazionali associate a EFIC, Germania, Austria, Danimarca e Olanda incluse, sono favorevoli al “Made IN”, nonostante l’orientamento contrario dei rispettivi governi. 
    Il settore dell’arredamento subisce un’enorme pressione a causa dell’importazione da diversi paesi, soprattutto la Cina. In Europa si hanno requisiti più rigorosi in termini sociali e ambientali, ma manca uno strumento che permetta l’identificazione del prodotto. Inoltre, si registra un grosso problema legato alla contraffazione, ed è difficile per le autorità doganali individuare i prodotti contraffati o pericolosi.
     
    Wiesner ha quindi elencato le ragioni per cui il Made in costituirebbe un vantaggio per il settore: 

    - una maggiore trasparenza, che porterebbe a una scelta informata da parte del consumatore; 
    - una sicurezza del prodotto più elevata;
    - un aiuto nella lotta alla contraffazione; 
    - la creazione di un level playing field a livello internazionale; 
    - non si avrebbero costi o oneri maggiori per imprese e  i benefici sarebbero maggiori. 

    In conclusione, il Made in sarebbe uno strumento competitivo ma anche comparativo per fornire al consumatore la possibilità di fare un paragone tra i diversi prodotti e al tempo stesso tutelarlo. 

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